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Villanova del Battista
è un piccolo centro situato in Irpinia, su di un colle alto 740 metri sul l. d. m., si estende su di un territorio di circa 20.03 Kmq, con una popolazione di 1480 abitanti.
La distanza dal capoluogo, Avellino è di 60 Km,
è vicina anche a Napoli 120 Km e Foggia a circa 60 Km.
Cenni storici.
-Villanova del Battista si chiamava anticamente Polcarino e la sua origine si smarrisce nella notte dei tempi. C’è chi lo vuole sorto sulle rovine di una antica città Irpina; ma l’odierna Villanova è di origine recente, perché, distrutto Polcarino dai terremoti e dalla peste, Pietro del Balzo, che l’aveva in feudo, chiamò, per ricostruirlo, una colonia di Schiavoni dalla Dalmazia.
Era appena risorto dalle sue rovine quando nel 1694, un orrendo terremoto vi cagionò danni immensi, ma piano piano si ripopolò ampliandosi.
Confina con Zungoli, Flumeri e Ariano Irpino (Masciano e Difesa Grande), comprende una vasta area circostante al centro abitato, per larga parte destinata all’agricoltura. Il degrado più o meno totale che caratterizzava il paese immediatamente dopo il 1930, data che segnò la sua sostanziale distruzione per il forte terremoto dell’agosto di quell’anno, continuò a infierire su Villanova almeno fino agli anni Ottanta. Dopo l’ultimo terremoto, il 23 novembre 1980, da una parte c’è stata nel paese una consistente ripresa strutturale e sociale, dall’altra sono continuati disoccupazione e spopolamento, fenomeni purtroppo propri dell’Irpinia e mai risolti.
Il centro abitato di Villanova si stende su tre colli: il cosiddetto Paese vecchio è quello che resta del paese antico; via Costa delle Rose è la strada che conduce al cimitero; il rione Taverna è il prolungamento dell’abitato verso nord. Tutto il paese è sostanzialmente nuovo, sia perché ricostruito dopo il 1930 sia perché ristrutturato e ingrandito dopo il terremoto del 1980. Rioni nuovi sono sorti di recente e le vecchie casette asismiche del periodo fascista, un po’ sono state sostituite da case moderne, un po’ sono state salvate, anche per il valore storico ormai assunto.
Il verde si incastra armoniosamente alle abitazioni: cedri atlantici e del libano, maestosi e avvolgenti, sovrastano i tetti; robinie e ailanti regalano ombra d’estate e foglie gialle d’autunno; rovi e vitalbe segnano gli argini delle strade periferiche.
Procedendo per certi sentieri che si inerpicano tra boschi, valli e corsi d’acqua dei dintorni, si potrebbero incontrare fagiani, lepri, volpi, tassi e scoiattoli; magari è meno piacevole imbattersi in un branco di cinghiali, ma anche questo è possibile.
Le campagne del paese sono attraversate dal Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, la terza grande via della transumanza (Km. 211) che, fin dall’antichità, ha fatto registrare il passaggio degli armenti che si spostavano dai monti abruzzesi al Tavoliere della Puglia e viceversa. Questo Tratturo ha costituito per secoli un tramite essenziale per i contatti tra l’Irpinia e le altre regioni, rappresentando, fin dall’antichità, un punto di riferimento intorno al quale si organizzava la vita economica e lungo il quale si muovevano gli scambi commerciali e culturali.
La chiesa-madre, ubicata al centro del paese è intitolata a Santa Maria Assunta, quella di San Pio si trova nella contrada Piani.
Nel rione Taverna la vecchia casa dell’ECA è diventata sede della fondazione ONLUS “San Giovanni” che si occupa dell’assistenza agli anziani. più in dettaglio