con la grazia di Cristo
Con La Grazia Di CRISTO. Incontro del 25 ottobre 2015
Il matrimonio è un dono che deve essere scoperto sempre, giorno dopo giorno, cresce con te sia nelle gioie che nei dolori. Quanti ostacoli si frappongono nel cammino degli sposi: incomprensioni, delusioni, sfiducia, stanchezza, a volte voglia di autonomia, voglia di fuggire quando il peso diventa eccessivo. Tutto questo è naturale in un cammino di coppia, non esistono matrimoni perfetti, esistono uomini e donne che fedeli al si ogni giorno gettano ponti l’uno verso l’altro per incontrarsi e andare avanti per raggiungere quella meta che ci si è proposti nel giorno del matrimonio.
La Chiesa, attenta alla felicità degli sposi, nella formula che gli sposi si scambiano ha aggiunto: Con la grazia di Cristo … Si perché:« Senza di me non potete far nulla», ha avvertito Gesù.
“Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. ( Gv 15, 4 – 5).
Le difficoltà che accompagnano ogni giorno il cammino degli sposi, sono normali, perciò per puro dono, Gesù offre la forza del suo amore gratuito (la Grazia) che è il cemento che unisce gli sposi, aiutandoli a superare tutto ciò che può minare quella promessa fatta tempo prima. Ma da queste storie a volte così conflittuali possono emergere dei veri amori, la fragilità fa sperimentare la bellezza del perdono e della misericordia. Qualcosa di simile succede nella storia di Davide e Betsabea.
a) 2 Sam 11, 1 – 4. Qui ci troviamo di fronte ad un amore non amore. Ciò che fa incontrare questa coppia è solo l’attrazione fisica, Betsabea è molto bella. Sappiamo che all’inizio di una storia c’è sempre attrazione, qui nulla solo il capriccio di un re che usa sessualmente una donna. Non si sa se Betsabea abbia corrisposto a questo amore o abbia solo obbedito. Si dice, «mandò a prenderla»: nessuna richiesta, nessun dubbio, nessun corteggiamento. Solo sesso destinato a finire perché vissuto senza coinvolgimento di cuore.
b) 2 Sam 11, 5 – 18. Davide vuole liberarsi di Betsabea e del figlio che attende, prima cercando di imbrogliare Uria, poi facendolo uccidere. Tutto per aver Betsabea tutta per sé, colpisce ancora una volta il fatto che non ci siano sentimenti tra i due solo comunicazioni fredde « sono incinta», e messaggi crudeli di Davide per uccidere Uria. Davide resta colui che, grazie al suo potere, può disporre a piacimento della vita dell’altro. Betsabea assiste passivamente a scelte e gesti che stravolgono la sua vita. Anche qui solo prepotenza, violenza e abuso di potere.
c) 2 Sam 11, 26 – 27. Epilogo. Il male viene a galla, “ ciò era male agli occhi di Dio”, e da questa consapevolezza inizia una nuova storia. E’ stata la fatica di un percorso, che grazie ad un altro “ Natan” riprende il giusto corso, ora Davide e Betsabea si riconoscono l’uno per l’altro. Un dono benedetto da Dio con tanti figli.
Impariamo che l’amore si costruisce con la consapevolezza; dice Herman Hesse: «Tutti sanno per esperienza che è facole innamorarsi, mentre amare veramente è bello ma difficile. (…) L’amore è il desiderio fattosi saggio». Questa storia è vissuta inizialmente da una totalità di assenza di sentimenti, emerge solo il silenzio, fatto da comunicazione fredda, essenziale scarsa. Noi sappiamo che il silenzio può assumere il significato di un’intimità profonda, solo se è il frutto di una reciproca conoscenza, allora si che è vita.
L’esperienza ci informa che anche nelle più «normali» storie d’amore la violenza è in agguato. A volte per amore si arriva a compiere gesti e parole che lasciano segni profondi di sofferenza. Da cosa sono scatenati? Dalla stessa esistenza dell’altro e del suo bagaglio di storie personali, derivanti dal suo vissuto. Non è facile leggere fino in fondo con certezza nel cuore dell’altro perché l’essere umano è opaco a se stesso e non può essere sempre trasparente anche alla persona che si ama. L’amore è un sentimento complesso. Comunque, l’amore diventa violenza quando ci fa dimenticare l’altro e cede il posto all’egoismo.
Bisogna prendere consapevolezza che l’amore non deve essere semplicemente sentito e vissuto, ma anche «detto» e che per costruire nel tempo la stabilità di una relazione bisogna imparare a « parlare d’amore» lungo le stagioni della vita. Ma come parlarsi? Innanzitutto imparare a leggere i segni d’amore che accompagnano la vita della coppia, perché è nel riconoscimento di questi che ognuno può diventare capace di relazione. Quando lo si dimentica si finisce nell’onnipotenza di se stessi e nella sopraffazione. L’essere voluti bene ed esercitarsi a riconoscerlo ogni giorno è la condizione necessaria per amare veramente l’altro.
Dalla storia di Davide e Betsabea cogliamo: mancanza di dialogo e nessuna consapevolezza delle loro scelte. Invece, sappiamo, quanto è importante condividere ogni aspetto del sentire e del vivere della coppia.
La difficoltà è leggere le proprie emozioni ed esprimerle, oggi si parla molto senza dirsi niente di veramente importante.
La storia di Davide e Betsabea ci chiede: è possibile costruire qualcosa di buono sulle macerie di un rapporto di coppia condotto al fallimento? Si infatti, sulle macerie del peccato di quest’uomo e di questa donna, Dio ha saputo scrivere una storia di salvezza: Davide e Betsabea si sono assunti le loro responsabilità e la loro vita ha ripreso camminando nella sua parola.
DOMANDE
1 Ci sentiamo uniti a Gesù, come Lui è sempre unito a noi?
2.Quali sono i motivi che impediscono di esprimere i propri sentimenti ed emozioni?
3. Sei d’accordo che il silenzio a volte è violenza? Nella tua esperienza ne hai fatto uso? Alla luce di quanto detto ora nelle stesse situazioni lo useresti?