Diocesi di Novara, intervento all’incontro diocesano dei fidanzati 07-04-2019, del vescovo mons. Franco Giulio Brambilla
Cinque confetti per il matrimonio cristiano
Cinque passi, cinque confetti «presi idealmente dalla vostra scatola d’augurio» perché il loro dolce sapore «riceva una profondità nuova dalla parola così che la bellezza dell’amore dia forza al vostro progetto di vita». E’ il dono che ha fatto mons. Franco Giulio Brambilla alle coppie che si stanno preparando al matrimonio cristiano, che hanno preso parte la scorsa domenica all’incontro diocesano dei fidanzati.
Il vescovo ha riproposto un tema a lui molto caro: un itinerario attraverso cui leggere il senso del sacramento del matrimonio e l’approccio pastorale che la comunità è invitata ad avere nell’accompagnamento, declinandolo e incarnandolo, però, nell’esperienza concreta della vita delle coppie. Un percorso che intreccia inscindibilmente, dunque, la dimensione umana e relazionale dell’amore di coppia, il desiderio e la promessa di definitività, e lo spazio sacramentale in cui essi si realizzano. Con un dato fondamentale: il percorso, per il vescovo, non ha una conclusione: l’ultima tappa, che lui chiama “il cammino”, è un nuova partenza, « un punto di partenza, un cammino disteso nel tempo, dove si sperimenta che l’altro riempie giorno per giorno la vita del coniuge».
Cinque confetti per il matrimonio cristiano
Intervento all’incontro diocesano dei fidanzati
Quando si mandano gli inviti al matrimonio è usanza regalare cinque confetti augurali da parte dei futuri sposi. Vediamo cosa succede. La richiesta del “matrimonio cristiano” si presenta ormai da un po’ di anni con una nuova situazione: chi domanda di essere accompagnato a “sposarsi in Chiesa” non è più solo nella condizione del fidanzato, ma talvolta del convivente, o con già alle spalle un matrimonio civile, e magari c’è già un figlio.
La richiesta del matrimonio cristiano, a partire da questa nuova situazione, può diventare un’opportunità, una “soglia” per riscoprire la fede. Nell’esperienza dell’amore reciproco si può scoprire che la vita ha bisogno di affidamento per essere vissuta, che essa deve dar credito all’altro, anzi fidarsi dell’altro per costruire un cammino comune (“amare è dire a una persona: tu non morirai”, Gabriel Marcel). È come se si dicesse all’amato/a: “con te posso sfidare il tempo”. Per vivere tutto ciò è necessaria una grande fede, anche se magari non lo diciamo con questi termini.
La parola della Chiesa, allora, deve dare nome alla fede implicitamente contenuta nel gesto di innamorarsi dell’altro/a, di fidarsi di lui/lei, per affidarsi con lui al cammino comune. È come far sbocciare un fiore dal bocciolo dell’amore, proprio per consolidare la vita che in esso è contenuta e dare solidità al sentimento che fa incontrare e scegliere due persone.
Per fare questo cammino, prendo idealmente cinque confetti dalla vostra scatola di augurio, e li trasformo in cinque parole, perché il sapore dolce dei confetti riceva una profondità nuova dalla parola così che la bellezza dell’amore dia forza al vostro progetto di vita. Le mie cinque parole vi suggeriscono cinque passi:
– Primo passo (SENTIMENTO): cosa significa l’innamoramento? L’amore si accende come innamoramento: qual è la sua dinamica, che cosa comporta l’emozione, il sentimento e l’affetto? La prima parola ha la forma di una ri-flessione, cioè esige di “flettere” su qualcosa che c’è già, che è già all’opera e che va illuminato con la nostra parola e la nostra vicinanza. Questa prima dinamica fondamentale illustra il rapporto tra sentimento/affetto e promessa. Il sentimento, infatti, ci è dato come una sorpresa, una meraviglia, un’energia per dire all’altro la parola della promessa, quella promessa che ti lega all’altro, e che vuole costruire con lui/lei un legame buono, una scelta di vita. Che rapporto c’è tra sentimento e scelta di vita? Il sentimento ci apre all’altro/a e ci fa dire a lui/lei: tu sei per me portatore di amore e di vita. Ciò esige comprendere che l’emozione, il sentimento, l’affetto ci è dato come un carburante per il cammino che fa nascere una scelta di vita.
– Secondo passo (ALLEANZA): che cosa significa un legame stabile? L’affetto, in quanto promette e si promette, ha dentro la forza di legarsi all’altro, mentre l’altro si lega a noi. Due persone che vengono e chiedono di sposarsi in chiesa domandano di sviluppare ciò che è già contenuto nella loro richiesta. Nella loro domanda è presente un’invocazione potenzialmente religiosa: “Ce la faremo?”, “Bastiamo noi soli?”, “È possibile sognare un cammino comune, un legame buono, fondandosi solo sulle nostre forze?”. Non bisogna sottovalutare la domanda di chi chiede di sposarsi in chiesa, ma possiamo aiutare la coppia a transitare la soglia della fede. Qui la fede è ancora intesa in senso umano: è la fede che trasforma l’affetto in legame (è l’anello di fidanzamento!)
– Terzo passo (FEDELTÀ): che cosa significa un legame definitivo? Chi domanda di sposarsi in chiesa ha già un legame attivo, l’ha già sperimentato e magari l’ha anche reso pubblico (civilmente). La sua richiesta parte già da un legame stabile e chiede che diventi stabilizzante e stabilizzato. Anzi, in qualche maniera chiede che maturi in un gesto definitivo. Il terzo passo da fare è proprio questo. Qui sta al centro la fede (in Dio): essa rende possibile di scommettere sul tempo che passa, può anticipare il futuro. Per costruire un legame stabilizzante, anzi perché tale legame diventi definitivo, l’uomo e la donna invocano la presenza di Dio. Bisogna che la sua grazia li preceda, occorre lasciare che la promessa di Dio lavori dal di dentro l’amore umano. L’amore umano giunge a maturazione col dono della grazia di Dio.
– Quarto passo (SACRAMENTO): che cosa c’entra il sacramento cristiano? Il sacramento cristiano porta a compimento il passaggio precedente. La grazia di Dio, il suo amore preveniente, la promessa di Dio che plasma dal di dentro l’amore umano, ci dice che il luogo concreto in cui essa si realizza è la pasqua di Gesù, che si dona nell’Eucaristia della Chiesa. Perciò il sacramento del matrimonio cristiano è esattamente la “grazia di agape” che lavora dal di dentro la “forza di eros”, talvolta caotica e incerta, talaltra travolgente e dirompente, così che il sentimento e l’affetto maturi attraverso l’“amicizia più grande” (maxima amicitia, AL 123) e l’intesa reciproca giunga a compimento nella dedizione cristiana. Il sacramento è il dono di Dio accolto nello scambio degli affetti, nelle scelte e nelle promesse dell’uomo e della donna. Il dono della promessa di agape è assolutamente gratuito, ma si attua nella “fede coniugale” dell’uno verso l’altra, una fede che nasce e cresce nel grembo della chiesa. Perciò l’amore di coppia è sempre un gioco intrigante tra dono gratuito e libera risposta della donna e dell’uomo.
– Quinto passo (CAMMINO): che cosa comporta la vita nel matrimonio e nella famiglia? Il percorso fatto sin qui dischiude un nuovo cammino, una “consuetudine di vita” (totius domesticae conversationis consortium, San Tommaso). L’accoglienza del dono plasma dal di dentro l’eros umano: rendendo l’altra persona unica per noi e diventando noi unici per lei. Solo nell’incontro dell’amore stabile e stabilizzante, forte e maturante, l’io prende il suo volto inconfondibilmente unico e singolare. L’amore ci fa diventare una persona unica e singolare! Il matrimonio cristiano diventa così un punto di partenza, un cammino disteso nel tempo, dove si sperimenta che l’altro riempie giorno per giorno la vita del coniuge. La vita quotidiana insieme, abitata dal sacramento, è fonte di pienezza e di gioia, è forza per sostenere la pazienza del quotidiano, è consolazione per guarire le ferite della vita, è speranza per costruire insieme una storia. È una storia di attese e desideri, di scelte e di realizzazioni, è una storia che ci fa della vita a due uno “spazio di esistenza” e che diventa feconda per i due sposi stessi, attorno a loro e nella loro carne, fino a generare la vita in pienezza, realizzando l’unico bene che è la comunione di vita nei coniugi e il frutto dell’amore nei figli.
+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara
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